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Sullo sfondo delle vicende narrate nel romanzo ci sono: la lotta tra potere temporale e potere spirituale all’interno della Chiesa nel XVI secolo, la riforma protestante e la conseguente lotta tra ortodossia ed eresia e la guerra infinita tra il Re di una nazione, la Francia, Francesco I e l’Imperatore (di un Impero che tende a diventare universale) Carlo V d’Asburgo, le lotte tra i ducati e i principati italiani, che si devono districare tra le varianti delle dominazioni straniere ed infine il prorompere nel Mediterraneo della potenza turca, in contrapposizione all’Impero e a Venezia, fino ad allora signora del mare.
Davvero la storia non ha insegnato niente a nessuno perché chi ha dalla sua la potenza delle armi può non solo fare, ma anche dire quello che vuole mentre gli altri, tutti, sono solo dei sudditi.

Breve estratto da Cinquecento
“Gli uomini, quando appartengono alla schiera dei vincitori, hanno sempre ragione, quando appartengono alla schiera dei vinti, quasi sempre torto, anche se logica vorrebbe altrimenti; a tanto vale la credulità del popolino e la propaganda del vincitore, che trasforma fatti e situazioni a proprio favore, abile nel diffondere falsità sul conto del vinto, sulla sua morale, sul suo valore, sulla sua famiglia, poi manipolando gli avvenimenti, infine costruendo per sé una nuova epopea. Quel che segue ha una vaga attinenza con questi ragionamenti. Capitò a Gubbio un certo Scoronconcolo, nome curioso, forse, ma personaggio di spicco della corte dei Medici di Firenze, fuoruscito da quella città per aver materialmente provveduto ad assassinare il Duca Alessandro, signore della città.Cosimo, successore legittimo di Alessandro, nonostante fosse appena diciassettenne, organizzò con rapidità del tutto imprevedibile la vendetta e si mise alla testa dei suoi fedelissimi in caccia dei congiurati: il cugino Lorenzino de’ Medici (detto Lorenzaccio), anch’egli poco più che ventenne, l’ideatore della congiura e, appunto, Scoronconcolo, suo luogotenente”.