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EROI
Si va, sommersi di parole,
persa anche la via di casa,
come sonnambuli o come gli ubriachi.
Qui, quasi chiedendo e quasi rispondendo
(come se ogni risposta fosse a caso)
c’è chi si illude di fermare il tempo
costruendo castelli, fortune o memorie,
io seguo soltanto il volo dell’airone
quando trasmigra verso un nuovo cielo.
Dovranno pur vivere altre piante oltre l’ulivo
che ruba al seno delle pietre il salso e la rugiada.
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Così raccontano gli storici, i becchini della memoria,
che un uomo volle sfidare il Re di tutti i popoli:
partirono in 80.000 per l’ignoto, tornarono in 8.000
dietro quel dio sterminatore, immortale: tornato morto;
raccontano dell’ultima battaglia di Dario, l’invincibile,
miseramente vinto e in fuga e dai suoi stessi ucciso,
ma di quel che pensò quando l’uccisero
chi ci ha lasciato traccia sulle argille?
E narrano del genio di Alessandro
e di come pianse sul corpo del nemico vinto,
ma quando incendiò Babilonia, già in sue mani
ed il palazzo, fu pazzia, disprezzo o disorientamento?
(A parlare con gli angeli ci pensino i matti,
non i poeti, arcangeli in proprio, nuvole, sirene).