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VIA DEGLI UBRIACHI (via Dylan Thomas e Thomas Doyle)
Finché si tratta di una buona bevuta!
ma ridursi come quei tali Thomas,
a scrivere versi tra un bicchiere e l'altro
o indifferentemente bere tra un verso e l'altro!
Bah! Sarà a causa di un qualche dio minore,
certamente quel dio degli ubriachi
nato in ritardo, oppure con troppo anticipo,
cresciuto a stento, dimenticato a prestito
presso qualche città, nelle ore di punta
e ritrovato per caso,
mai ripresosi dallo spavento:
uno uscito da tutte le ruote!
VIA DEGLI EGOCENTRICI (via Carmelo Bene)
Voglio la mia faccia all'ingresso
e all'uscita della strada,
altrimenti la farò chiamare
via dei nessuno, dei qualunque.
VIA DELL'INCOSTANZA (via Catullo)
La ragazzetta che ti fugge, ora,
ieri ti godeva, appassionatamente.
VIA DEI VIP
Non so esattamente cosa,
ma ho molti pensieri per la testa.
VIA DELLA FELICITA'
La giornata è buona,
anche il tempo tiene;
potremo dunque pretendere
una qualche felicità.
Il gioco è questo: passare dalla persona, al nome, alla categoria, alla generalizzazione, all'astrazione in un progredire dal particolare all’universale, dal concreto all’astratto, ma un astratto radicato nella realtà. Questa poesia, insieme epigrammatica e moralistica, ripetitiva ed enunciativa, è quindi soprattutto ludica e ricrea le vie di una città ipotetica, inventata, invisibile, una città che nessuno riconosce come propria, poiché i vizi, e talvolta anche le virtù, non sono cosa propria, sono cosa d’altri.